“Un uomo e una donna molto poveri e che si amano molto, prima del Natale (la Rinascita), vogliono farsi un regalo.
Lui vende il suo orologio per comperare un pettine per i lunghi capelli di lei.
Lei taglia e vende i suoi capelli per comperare un cinturino per l’orologio di lui.
Quando viene il Natale, si scambiano il regalo.
Non ci sono più capelli per il pettine, non c’è più cinturino per l’orologio”.
Questa storia racconta dell’atto di Amore, reciproco, incomprensibile. Meraviglioso.
Davanti a questo scambio la mente rimane interdetta, ed è Silenzio.
Il calcolo, il tempo, il controllo, la misura, sono stati abbandonati: quei capelli cresceranno, simbolo di una nuova vita, di una rigenerazione, della promessa mantenuta, del sacrificio fatto, del rito compiuto.
Non c’è più il “mio” o il “tuo”, non c’è più l’io.
E’ un nuovo “Io”, potenziato, un nuovo “Noi”, un nuovo Esserci, un nuovo stato.
Le barriere dell’orgoglio, del tornaconto personale, che tengono ancorati alle certezze e alle paure, al controllo e alle cose, sono cadute.
E c’è il Nuovo, indescrivibile, che nella tensione di questa storia si può solo intravedere: possibile attraverso un atto, un dono reciproco, simultaneo, sincronico.
Quei due, che non avevano nulla, hanno offerto quelle due piccole vanità, per e nell’Amore. Non hanno avuto paura della loro povertà, né di morire, né di vivere, hanno lasciato andare e sono rinati l’uno all’altra, in un sorriso.
Si sono scambiati quell’abbraccio nudo, senza veli, senza ostacoli, offrendo tutto a loro stessi.
L’Amore in loro è stato un atto semplice, umile, un atto puro, di coraggio, di libertà.
Di fronte, dentro a questo fuoco, sono saltati insieme ed insieme, entrambi, ognuno in se stesso e per se stesso, hanno offerto questa cosa di sé, e sono andati dall’altra parte, rinati a questo Nuovo.
Hanno trasvalutato il vincolo, offrendo l’egoismo, la mancanza di fiducia e affidamento, l’orgoglio. Un salto che, dal vincolo, ha condotto al Matrimonio, al “Dare alla Madre”, al generare la Vita, al compimento dell’Anima, all’Innocenza.
In questo, il dare e il ricevere coincidono.
Quando questa condizione sarà completa e le sue energie supermentali potranno liberamente farvi muovere, sarete perfetto nelle opere divine; la conoscenza, la volontà e l’azione diventeranno sicure, semplici, luminose, spontanee, senza difetto, corrente del Supremo, movimento divino dell’Eterno.
Sri Aurobindo, La Madre
La Relazione, il vincolo, contiene una responsabilità reciproca. Dicendo “Sì”, dicendo “No”, l’uno libera o impedisce anche l’altro, una parte di sé. Quando ci si unisce, questo è il punto di forza o di debolezza, questo è il rischio e il dono, ciò che frena ed inibisce e ciò che spinge, come forza propulsiva, di cui beneficiamo entrambi.
Se non viene fatto questo atto, se questo Sacrum Facere non si compie, la relazione è destinata a trasformarsi in un inferno, un mostro che divora se stesso.
Un vincolo sorretto da dinamiche di potere.
Avere il coraggio di riconoscere ed ammettere è ritornare all’innocenza. Un’innocenza che ci neghiamo, quando siamo fermi a: “Non ti offro i miei capelli se tu non mi offri il tuo orologio”, “Non ti offro il mio orologio se tu non mi offri i tuoi capelli”: non possiamo evolvere, accedere al Sacro.
Che cosa sono, questo orologio e questi capelli? Che cosa rappresentano? Guardandoci dentro, che cosa vediamo, ognuno di sé, che è richiesto di offrire, per aprirci all’Amore, alla Vita?
Quel Natale arriva ogni giorno. Quella Passione è la porta da attraversare.
Il passaggio che ci chiede di Darci.
Quando l’amore vi chiama, seguitelo,
anche se le sue strade sono ardue e ripide.
E quando le sue ali vi avvolgono, abbandonatevi a lui,
anche se la sua spada celata tra le penne vi potrà ferire.
E quando vi parla, credetegli,
anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni e disperderli,
come il vento del nord, che devasta il vostro giardino.
Poiché come l’amore vi incorona,
così vi crocifigge,
e come vi matura, così vi pota.
E come raggiunge la cima della vostra vita e accarezza i rami
più teneri che tremolano al cospetto del sole,
così discenderà nella quiete della notte fino alle vostre radici
e le scuoterà laddove sono abbarbicate con più forza alla terra.
Come covoni di grano, vi raccoglierà.
Vi batterà per spogliarvi.
Vi passerà al setaccio per liberarvi della pula.
Vi macinerà con le lacrime finché non sarete plasmabili.
E vi consegnerà al suo sacro fuoco, perché diventiate
il sacro pane nei conviti dell’Eccelso.
In voi tutto questo l’amore compirà,
affinché capiate i segreti dei vostri cuori, e in quella conoscenza possiate diventare frammenti del cuore della vita.
Gibran, Quando l’amore chiama, seguilo
Accanto alla porta de La Sagrada Famiglia, la porta ad Ovest, il Regno del Tramonto, Giuda e Gesù sono avvolti in un abbraccio.
Ognuno ha metà volto, la metà dell’altro: uniti ne fanno uno.
Il grande enigma davanti al quale tutto si azzera, davanti al quale la nostra esistenza ci mette, ogni volta che il nostro “nemico”, il traditore, si presenta davanti ai nostri occhi.
Possiamo continuare a vedere questo nemico nell’altro, possiamo puntare il dito, arroccarci nelle nostre difese, nelle nostre giustificazioni o scuse, nei nostri “ma”, “se” e “però”. Nei nostri pretesti: specchi che ci bloccano, come fa Medusa. Specchi che ci liberano, se li com-prendiamo.
Ci è richiesto di morire a qualcosa, per vivere. Di offrire qualcosa di noi, un nostro attaccamento. Di alzarci, svegliandoci dal nostro sonno, dall’autocommiserazione con la quale rimaniamo ancorati ai nostri limiti, alle nostre pochezze, alla nostra povertà.
Saremo in grado di farlo, quell’atto di Amore, a compiere quel Natale?
Riusciremo ad attraversare quella Passione, a morire per rinascere?
Ci concederemo di farlo insieme?
Siamo qui davanti alla Soglia, sulla strada Maestra della Vita, in cui Natale e Pasqua coincidono.
Un varco, un riconoscimento, un’offerta in cui può entrare il Cristo, l’Unto, compiendo l’Unione.
Tutto ciò che accade fuori, parla di me. Il tuo “no” è il mio “no”.
La mia pretesa è la tua pretesa.
Questo limite è il limite che ho dentro, che tu hai dentro.
La Coscienza è Una.
Io sono te, tu sei me: la via che porta al Tempio.
E questo atto di Amore ha da compiersi.
(Con un profondo Grazie a Massimo,
che ogni giorno mi ricorda di questo.. di quei capelli che ho da tagliare).
Erica Aletheia
Grazie Erica! (E grazie Massimo, quindi! 😉 ciò che scrivi è profondamente giusto, magico e saggio. E così difficile da tenere sempre nel cuore, quando l’Ego chiama! Ma ce ne dobbiamo ricordare sempre. E agire con i nostri compagni. Grazie❤