Canto a Te, Guerriero.
Tu che porti il Valore, il Rispetto.
Fierezza e Fedeltà, Forza ed Onore.
Dignità, Lealtà e Coraggio.
Il Guerriero è stato tradito. E’ venuto meno, è mancato al patto fondamentale, alla promessa, alla fede, alla consegna data.
Quante volte, in battaglia, ha violato, agito a sfregio, obbedito ad ordini disumani?
Quante volte ha tradito se stesso, le sue qualità?
L’atto dissacrato e dissacrante che ha compiuto ha mutato il rapporto, ha spezzato il legame, creato un vincolo interiore con la vittima, sovvertito l’ordine e infranto la continuità delle cose.
La perdita del Significato ha lasciato il posto ad un irrimediabile stato di vuoto, di sospensione senza appartenenza, di vergogna e senso di colpa.
Una frattura che viene trasmessa per risonanza di generazione in generazione, fino a quando qualcuno non torna ad onorare quel Guerriero e la sua vittima, ristabilendo l’Ordine Naturale, Sacro, delle cose.
Nel tradimento, ciò che viene tradita, è sempre la relazione: la vittima non è “altra” dal carnefice. Per fedeltà sono strettamente vincolati, indissolubilmente legati, fino a quando l’atto sacro che li libera non viene compiuto, fino a quando non viene fatta l’offerta e ristabilito il Valore.
Ciò che libera la vittima interiore di quel carnefice è l’atto in cui egli, guerriero feroce ed arrabbiato, abbandona l’orgoglio, onora la vittima ed onora in sé, come dono, le qualità del Guerriero.
Facendo questo, offre lo stesso tradimento, coglie l’insegnamento.
Ti vedo.
Vedo il peso della tua ferita, vedo il peso della vittima che porti, violata senza onore ne valore.
Mi inchino a te, alla tua rabbia, al tuo dolore.
Tu sei il Guerriero che porta l’Amore attraverso il Rispetto,
la Dignità, la Fierezza, l’Onore.
Ti riconosco in me.
Questo Guerriero aspetta di essere visto; perché ne sia onorato lo Spirito.
La rabbia, la ferocia, la violenza, la fuga, la viltà, l’inerzia, l’oblio nelle quali è caduto sono espressione della perdita dell’Ordine Naturale, della Forza, della Promessa fondamentale, del Rito.
Ristabilito l’ordine, egli può nuovamente impugnare la spada, disporre della sua forza, della precisione della sua mano, guidata dal suo Cuore liberato.
Può essere nuovamente fedele a se stesso, portare l’amore attraverso il rispetto, proteggere l’anima, discernere e pronunciare parole oneste, un vero No ed un vero Sì.
Può agire con coraggio e non reagire per paura. Può imparare dagli errori, riconoscere la strada, realizzare la Promessa.
Grazie a questa esperienza di tradimento, di ferocia, di rabbia, che ricordo nel mio cuore con infinito amore, attraverso il per-dono riscopro in me dignità, umiltà ed onore.
Compiendo il Sacrum Facere, il Guerriero può ora imparare dalla dolorosa esperienza di aver tradito se stesso, può portare con amore quella ferita: una cicatrice che mostra la sua forza, il suo onore, la prova superata.
E’ grazie a questa esperienza che il Guerriero impara l’Umiltà.
La ferita diventa il varco, la porta di ricongiunzione; ciò che ci fa dire: “Ho compreso”.
La cicatrice ci ricorda che non siamo onnipotenti, che possiamo tornare ad essere piccoli, al servizio di un Ordine e di un Volere collettivi; che ferendo “l’altro” feriamo noi stessi, che onorando ci apparteniamo.
Ci ricorda che nell’ammettere l’errore sciogliamo il dolore e il peso della colpa, che offrendo l’orgoglio ritorniamo a Casa, e siamo Umani, e così innocenti.
(Grazie a voi, Padre, Nonno, Antenati tutti, alle vostre vittorie e alle vostre sconfitte.
Grazie a te Giovanni Racaniello, che vedi e riconosci l’Atto Sacro e lo esprimi in Poesia.
Grazie a te Monica Lugli, Madre e Guerriera, che con il tuo esempio insegni questa Strada).
Erica Aletheia